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08 Apr
08Apr

Una volta c’erano gli uomini. Poi sono arrivati i pupazzi di peluche e le emoticon del cuore spezzato.

C’è stato un tempo – non troppo remoto – in cui alla parola “uomo” si associavano concetti come protezione, forza d’animo, responsabilità. Oggi invece la parola maschio evoca lo spettro del femminicida. Basta aprire un telegiornale e si sente la solita filastrocca: “Ancora un uomo ha ucciso una donna”. E subito parte il tribunale pubblico: tutti i maschi colpevoli, nessuno escluso. Il fatto che si tratti di individui fragili, disturbati, spesso incapaci di reggere un rifiuto… non importa. È il “maschio” il problema. Punto. Il caso emblematico è quello di Giulia Cecchettin. L’assassino, Filippo Turetta, ha 22 anni. Dormiva ancora con l’orsacchiotto, non aveva mai avuto altre storie, e viveva nel terrore dell’abbandono. Una figura che assomiglia più al protagonista di un cartone giapponese anni ‘90 che a un archetipo virile.Non c’è nulla di virile nella violenza. Non c’è nulla di forte in un uomo che uccide una donna perché è stato lasciato. Ma la domanda è: possiamo considerarlo davvero un uomo? O è il prodotto di una società che ha allevato ragazzi con lo smartphone, l’iperprotezione materna, i videogiochi e l’educazione emotiva a scuola, senza mai insegnare cosa significhi diventare adulti?Secondo l’ISTAT, nel 2023 ci sono stati 120 omicidi di donne in Italia. Di questi, 102 sono stati commessi da persone che avevano o avevano avuto una relazione affettiva con la vittima. Il problema, però, non è “il maschio”. Il problema è il maschio che non è diventato uomo, che non è stato educato alla frustrazione, al dolore, al rifiuto. Lo psichiatra Raffaele Morelli, “oggi l’uomo medio è educato a piangere, non a combattere. È addestrato all’introspezione, ma incapace di reggere un ‘no’”. Il risultato? Soggetti emotivamente instabili, spesso cresciuti in famiglie senza padri o con padri assenti, incapaci di elaborare un abbandono senza crollare. In passato il maschio aveva una funzione chiara: proteggere i più deboli, costruire, assumersi responsabilità. Oggi, invece, abbiamo una generazione di ragazzi che chiedono “spazi sicuri” e “consenso entusiasta” anche per un bacio. Il modello virile è stato sostituito da quello del maschio sensibile ma fragile, capace di fare stories strappalacrime ma incapace di fare una scelta adulta. Come scrive Camille Paglia, celebre intellettuale femminista “eretica”, “la civiltà è stata costruita da uomini duri, e mantenuta da donne forti. Oggi la durezza maschile è vista come tossica e la forza femminile come vittimizzata. Il risultato? Una società sbilanciata”. Il film Amici miei di Mario Monicelli ci aveva avvisato: “Nella vita bisogna superare il quarto d’ora di scoramento”. Quello che molti giovani oggi non riescono a superare. Il momento in cui si viene lasciati, si perde qualcosa, ci si sente rifiutati. È lì che si costruisce un carattere. Ma se non hai mai dovuto affrontare una sfida vera, se l’unico trauma è stato perdere follower su Instagram, allora quel quarto d’ora diventa un baratro. Il 68% dei giovani uomini italiani (18-35 anni) ha dichiarato di sentirsi “insicuro nel relazionarsi con le donne” secondo un sondaggio IPSOS del 2022. Il 45% dei ragazzi italiani vive ancora con i genitori a 30 anni (Eurostat, 2023). Solo il 18% dei maschi adolescenti svolge attività fisica regolare; cresce invece il consumo di psicofarmaci e ansiolitici tra i 15-25enni (ISS, 2023).Non è questa la descrizione dell’uomo “violento”, ma dell’uomo debole, infantilizzato, emotivamente precario. Eppure, è questa la figura che genera i mostri. Non il maschio forte, ma quello che si sente distrutto da un messaggio “ti lascio” su WhatsApp. Il vero maschio non uccide, non minaccia, non controlla. Il vero maschio protegge, costruisce, sta in piedi. La violenza non è virilità: è la sua caricatura malata. La società non ha bisogno di altri corsi di “decostruzione della mascolinità”, ma di un’educazione seria al coraggio, alla forza d’animo e al rispetto. Perché se eliminiamo il maschio, non restano uomini migliori. Restano solo adulti fragili con l’orsacchiotto, e donne in pericolo.

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