Cookie PolicyPrivacy Policy
02 Oct
02Oct

Il caso giudiziario che ha coinvolto Ciro Grillo e i suoi amici in Sardegna non è solo un fatto di cronaca. È anche il sintomo di una trasformazione culturale e psicologica che riguarda intere generazioni. La domanda di fondo è: com’è possibile che un gruppo di ragazzi non abbia percepito la gravità di un atto di violenza sessuale? Oggi la pornografia non è più un fenomeno marginale, ma un vero e proprio linguaggio educativo sotterraneo. Giovani e giovanissimi vi accedono in modo massiccio e quotidiano. Studi neuroscientifici mostrano come la ripetuta esposizione a contenuti pornografici produca una sorta di “neuro-plasticità deviata”: il cervello, abituato a rappresentazioni in cui la donna è sempre disponibile e consenziente, tende a incorporare questi modelli come “normali”. Così, il consenso, che dovrebbe essere la base di ogni incontro, perde significato. La donna diventa ridotta a oggetto di piacere: un corpo da consumare, un ingranaggio nello scenario maschile del godimento. A rendere tutto più insidioso è il ruolo della dopamina. Questo neurotrasmettitore, che regola il meccanismo della ricompensa, viene continuamente stimolato dalla fruizione pornografica: ogni nuovo video, ogni nuova immagine crea una scarica che però non porta mai a una soddisfazione piena. L’utente impara così a cercare stimoli sempre più forti, sempre più estremi. Traslato nella realtà, questo meccanismo rischia di anestetizzare la capacità di percepire l’altro come persona. Ciò che conta è l’attivazione immediata, il “picco” dopaminico. In questo contesto, l’altro non è più un soggetto libero, ma diventa strumento per mantenere alto il livello di eccitazione. Il gruppo di giovani coinvolti nello stupro in Sardegna sembra incarnare proprio questa dinamica. Non è questione di semplice “diseducazione sentimentale”: è una trasformazione culturale più ampia, dove l’immaginario pornografico e il consumo compulsivo di piacere hanno ridotto la percezione dell’altro. La ragazza non è più percepita come portatrice di volontà, emozioni e limiti, ma come oggetto dentro una sceneggiatura già scritta. Il caso Grillo non va letto solo come responsabilità penale individuale (pur evidente e necessaria), è anche un sintomo di una società che ha smarrito la capacità di educare al desiderio, al rispetto, al limite. L’iperstimolazione pornografica, la cultura della dopamina e la logica del consumo immediato hanno creato una generazione per cui il consenso diventa invisibile, secondario, addirittura irrilevante.

Commenti
* L'indirizzo e-mail non verrà pubblicato sul sito Web.