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25 Nov
ELEZIONI REGIONALI. UN AVVERTIMENTO PER FDI: SERVE UN CAMBIO DI ROTTA

Le recenti elezioni regionali in Veneto e Campania, tenutesi il 23 e 24 novembre 2025, non sono state solo una tornata amministrativa, ma un campanello d’allarme, doppio e stridente, sulla salute della democrazia locale e sulla reale tenuta territoriale di Fratelli d’Italia (FdI). I dati, in particolare l’astensionismo record e le performance del partito di governo, disegnano un quadro in cui la vittoria del centrodestra nasconde una profonda crisi di rappresentanza e un “vuoto di classe dirigente” fuori dal perimetro romano. Il dato più allarmante è l’astensionismo. In Veneto, l’affluenza definitiva si è attestata a un misero 44,64%, in netto crollo rispetto al 61,16% delle precedenti regionali (2020). Simile scenario in Campania, con un 44,06% di affluenza, anch’esso in diminuzione.La vittoria, in entrambi i casi, è stata ottenuta con la partecipazione di meno della metà degli aventi diritto. Un trionfo a urne mezze vuote non è un mandato popolare robusto, ma il sintomo di una democrazia anestetizzata, dove il cittadino si ritira, disilluso, lasciando il campo alla mobilitazione delle élite locali. Il Veneto, terra storicamente di destra, dove FdI ambiva a superare la Lega, si è trasformato in una clamorosa battuta d’arresto per l’immagine del partito.Lega vs. FdI – Un Ribaltamento Storiografico: Le proiezioni/scrutini parziali indicano che la Lega, con il candidato Alberto Stefani (vincitore con oltre il 60%), si è imposta con un risultato di lista proiettato intorno al 36-40%. Fratelli d’Italia, al contrario, si attesta in una forbice del 15-17,5%.Il partito di Giorgia Meloni è stato doppiato dal suo alleato di coalizione. Il clamoroso “effetto Zaia”, trasferitosi sul suo erede Stefani e sulla Lega, dimostra che sul territorio veneto la forza è ancora legata alla classe dirigente consolidata e non al brand nazionale del partito di governo. La Meloni doveva sorpassare, ha perso in modo netto. Anche in Campania, FdI è incappato in una sconfitta significativa, con un forte sbilanciamento rispetto alle attese.Il candidato di centrodestra, il sottosegretario di FdI Edmondo Cirielli, è stato nettamente battuto dal candidato di centrosinistra (e M5S) Roberto Fico (stimato al 53% contro il 42,5% di Cirielli, secondo un sondaggio pre-elettorale Ipsos).La sconfitta è pesante in quanto i sondaggi di inizio campagna venivano spesso presentati come un possibile “testa a testa”. La realtà delle urne ha smentito questa narrazione, con una distanza finale di oltre 10 punti percentuali. Se si considera che Fratelli d’Italia è stimato intorno al 15% (in linea con le Politiche ma molto meno della somma del centrosinistra), si palesa un problema di attrattività del candidato e di debolezza della lista. Questi dati alimentano la tesi più critica: FdI è un partito forte a livello nazionale grazie alla Meloni, ma debole e “vuoto” a livello territoriale.Il partito sembra non essere un moderno e solido costrutto di destra, ma una nebulosa di “riciclati” provenienti da Forza Italia e da esperienze politiche passate. Questi dirigenti e candidati locali sono spesso percepiti come focalizzati non sul pensiero anti-sistema e alternativo che ha fatto crescere la destra europea, ma su interessi personali e affari, una dinamica che logora la fiducia e non mobilita l’elettorato.L’utilizzo di amici personali e la selezione basata sulla fedeltà anziché sulla capacità e sul merito (come suggerito dai percorsi di molti candidati) sta creando una frattura tra la leadership nazionale e una base incapace di radicarsi.È lecito porsi la domanda: i sondaggi che mostrano FdI come primo partito sono fasulli a livello locale? Sembrano tarati sul solo consenso alla Premier (effetto-Meloni), ma si sgonfiano drammaticamente quando si confrontano con la realtà del voto per i dirigenti e i candidati locali. Fuori da Roma, in molti comuni e consigli regionali, il partito mostra una fragilità imbarazzante. Mentre la destra cresce in tutta Europa su piattaforme di pensiero anti-sistema e alternativo solido, FdI rischia di incagliarsi nelle secche della “vecchia politica” italiana. I risultati di Veneto e Campania sono un avvertimento:Se la selezione della classe dirigente non si sposta urgentemente da criteri di amicalità/affarismo a criteri di merito e capacità, il partito si condannerà. I sondaggi positivi a livello nazionale si trasformeranno in una debacle non appena l’elettorato sarà chiamato a votare per un nome e una lista che non sia quello della Premier. La vera sfida per FdI non è battere l’opposizione, ma costruire un partito reale, prima che il “vuoto” lo risucchi..

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