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10 Sep
10Sep

L’immagine della gioventù come età dell’innocenza e della spensieratezza si sta sgretolando di fronte alle evidenze sociologiche e psicologiche. i giovani di oggi se pur una generazione che, pur immersa in un’abbondanza materiale senza precedenti, sembra lottare contro un’intensa solitudine e un profondo vuoto esistenziale. Certamente oggi vi e’ una forte incertezza economica, l’idea di una crisi climatica e la salute mentale come cause primarie di infelicità, queste sono in realtà solo manifestazioni di un problema più radicato: la perdita di uno scopo collettivo e l’adesione a un modello di vita basato su un consumismo sfrenato e privo di legami.

Il tessuto sociale contemporaneo ha incoraggiato un’identità fluida e individualista, in cui l’appartenenza a gruppi, comunità o movimenti è spesso debole o del tutto assente. L’aumento dell’individualismo, un tratto che, se spinto all’estremo, genera individui che sono principalmente consumatori, non cittadini. La vita, in questo scenario, si riduce a un’incessante ricerca di gratificazioni immediate attraverso l’acquisto di beni o esperienze. I giovani, in particolare, sono il bersaglio di questo sistema. La loro vita non è più scandita da riti di passaggio significativi o dall’appartenenza a un gruppo con valori condivisi, ma dalla ricerca del prossimo gadget, del viaggio “instagrammabile” o del capo d’abbigliamento “di tendenza”.Questa cultura del consumo crea una società di individui che, pur essendo costantemente connessi digitalmente, sono profondamente isolati. L’illusione di una comunità sui social media maschera l’assenza di legami reali e significativi, alimentando un senso di precarietà affettiva. Il materialismo, in questo contesto, diventa un meccanismo di compensazione: si cerca nella quantità di oggetti posseduti la sicurezza e l’identità che non si riesce a trovare in relazioni solide o in una visione condivisa del futuro.

L’insoddisfazione giovanile, anche in contesti di relativa agiatezza, può essere letta come il fallimento di un’etica materialista nel fornire un senso di appagamento duraturo. La ricerca costante del “più”, tipica della società dei consumi, si scontra inevitabilmente con una realtà in cui l’identità non può essere acquistata o accumulata. Al contrario, l’identità si costruisce attraverso le relazioni, il contributo alla comunità e la realizzazione di obiettivi che trascendono il proprio ego. Tra le principali cause di infelicità troviamo la precarietà economica, ma questa precarietà non è solo finanziaria; è anche una precarietà esistenziale. I giovani si sentono “senza scopo” perché il loro valore viene misurato in base a un parametro esterno (il successo economico o il possesso di beni) che è intrinsecamente fragile e mutevole.
La condizione di infelicità e di disagio mentale della gioventù contemporanea, pur essendo influenzata da fattori esterni come la crisi climatica o la pandemia, è profondamente radicata nella disconnessione da valori e scopi collettivi. La vita, ridotta a una semplice equazione di consumo e materialismo, non offre le risposte necessarie alla ricerca di un senso e di un’appartenenza, lasciando una generazione alla deriva in un mare di solitudine e incertezza. È una sfida che richiede una riflessione profonda sui valori che guidano la nostra società.

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