Cookie PolicyPrivacy Policy
29 Jul
29Jul

L’Italia vive da anni una condizione di fragilità sociale e instabilità urbana aggravata dal fenomeno dell’immigrazione clandestina, spesso associata a criminalità organizzata, sfruttamento del lavoro nero, traffico di esseri umani e insicurezza cittadina. Accanto a questo fenomeno, si pone una sfida completamente diversa ma altrettanto urgente: l’inclusione delle seconde generazioni, i figli di immigrati nati o cresciuti in Italia, che rischiano di restare sospesi in una “terra di mezzo”, né pienamente italiani né legati ai Paesi d’origine dei genitori. Occorre allora un programma strategico a doppio binario: fermare con decisione l’immigrazione clandestina, ma offrire un modello chiaro di integrazione culturale per chi è già parte della società italiana, secondo una visione fondata sull’identità e la legalità.Secondo i dati del Ministero dell’Interno aggiornati al dicembre 2023, gli arrivi irregolari via mare sono stati oltre 157.000, con un incremento del 50% rispetto al 2022. Di questi, una quota significativa non ha i requisiti per l’asilo politico, ma rimane comunque sul territorio nazionale per lentezza delle pratiche, assenza di rimpatri effettivi e mancanza di accordi bilaterali con i Paesi d’origine. Il Centro Studi Internazionali (Ce.S.I) riporta che oltre il 70% degli immigrati clandestini rimane in Italia anche dopo il rifiuto della richiesta d’asilo. Questo alimenta il lavoro nero, l’accattonaggio organizzato, lo spaccio nelle periferie e la pressione sui servizi sociali.

Non si può costruire alcuna politica di integrazione se non si parte dal controllo dei confini e dal rispetto della legge”
(Lumhann Nasr, “Identità e cittadinanza”, 2019)

Proposte operative:

a) Presidi esterni e centri di accoglienza in Africa

Creazione, in accordo con l’UE, di centri di identificazione nei Paesi di partenza (Libia, Tunisia, Egitto), dove le domande d’asilo possano essere valutate prima dell’arrivo in Italia. Questo modello è già allo studio in Danimarca e Regno Unito.

b) Rimpatri automatici e accordi bilaterali vincolanti

Siglare nuovi accordi di rimpatrio con i Paesi d’origine vincolati agli aiuti economici: chi non collabora con i rimpatri, non riceve fondi.

c) Blocco navale e pattugliamento del Mediterraneo

Interventi coordinati con Frontex per il pattugliamento navale e la chiusura delle rotte illegali, come proposto nel “Piano Mattei”.

d) Stop all’accoglienza diffusa e controllo dei CAS (Centri Accoglienza Straordinaria)

Riformare il sistema dei CAS, riducendone drasticamente il numero e garantendo trasparenza nella gestione.


La seconda sfida riguarda i figli degli immigrati, spesso nati in Italia, che frequentano le scuole italiane ma rischiano l’esclusione sociale o il radicalismo culturale. Secondo l’ISTAT, nel 2024 gli alunni con cittadinanza straniera nelle scuole italiane erano circa 860.000, di cui oltre il 70% nati in Italia.Molti di loro non ottengono automaticamente la cittadinanza, e si trovano sospesi tra due mondi. Come ha scritto Lumhann Nasr,

L’inclusione non può essere multiculturale nel senso relativista: deve fondarsi su valori comuni, sulla lingua italiana, sul rispetto delle regole, sulla partecipazione alla vita della comunità.”

a) Educazione civica e culturale obbligatoria

Introdurre moduli obbligatori di educazione ai valori costituzionali, alla storia e alla cultura italiana, per tutte le scuole con studenti stranieri.

b) Percorsi di cittadinanza graduale

Chi nasce o cresce in Italia deve poter accedere alla cittadinanza non in automatico, ma attraverso un percorso formativo e civico, con prove di lingua, storia e diritti/doveri civici.

c) Stop all’ambiguità culturale

In nome del rispetto, occorre dire no a usi e costumi incompatibili con la società italiana: sottomissione femminile, ghettizzazione, rifiuto dell’insegnamento scolastico laico non possono essere accettati. L’inclusione non è concessione, è adesione a una comunità di valori.Se non si interviene con un progetto strutturato, l’Italia rischia una frattura sociale crescente: da un lato, territori sotto pressione per l’arrivo continuo di irregolari; dall’altro, una seconda generazione spaesata e potenzialmente vulnerabile all’estremismo o all’esclusione. Serve una strategia fondata su legalità, identità e selezione responsabile: chi arriva illegalmente non deve restare; chi nasce e vive in Italia deve essere incluso in senso amministrativo. L’alternativa è l’anarchia identitaria e la paralisi civile. Lo Stato deve decidere chi è parte della comunità, e a quali condizioni.

L’inclusione senza cultura comune non è integrazione, ma moltiplicazione dei conflitti. L’identità condivisa è il primo diritto e il primo dovere di ogni cittadino.”
Commenti
* L'indirizzo e-mail non verrà pubblicato sul sito Web.