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18 Jul
18Jul

Gli italiani non hanno votato Fratelli d’Italia e Lega per continuare sulla linea dei governi tecnocratici e subalterni alla Commissione europea. Hanno votato per cambiare. Per difendere l’interesse nazionale. Per una destra che fosse realmente sovrana, popolare e concreta. E invece? La delusione è tangibile. Nel 2018, la Lega fu il primo partito in Italia perché prometteva di “ribaltare Bruxelles”, di “prima gli italiani”, di mettere in discussione i vincoli europei che strangolano crescita, sovranità economica e sociale. Nel 2022, FdI ha raccolto lo stesso mandato: sicurezza, famiglia, lavoro, patria, difesa dell’industria e identità. Ma il governo Meloni, al di là della retorica, sta procedendo lungo binari già tracciati dai suoi predecessori: rispetto dei parametri UE, attuazione acritica del PNRR, sostegno a misure “green” che penalizzano l’agricoltura e l’autonomia energetica italiana, politiche fiscali prudenti fino alla sterilità. La natalità è al minimo storico: 379.000 nati nel 2023, un record negativo assoluto. Il sostegno alle famiglie è ancora episodico e insufficiente. L’assegno unico universale è stato solo lievemente potenziato, senza una vera riforma strutturale che premi chi fa figli, chi resta unito, chi vuole costruire futuro in Italia. In Francia una madre con tre figli ha più detrazioni e servizi che in Italia con il doppio del reddito. In Ungheria, il governo Orban — spesso citato da esponenti di FdI — ha azzerato le tasse alle madri di quattro figli. Qui? Ancora burocrazia e pochi spiccioli. Una destra che ignora la questione demografica è una destra che tradisce la propria base naturale. La quarta rivoluzione industriale è già iniziata. L’intelligenza artificiale ridisegna lavoro, produttività, competenze. Germania e Francia investono miliardi in piani nazionali sull’IA. L’Italia no. Manca una visione industriale, manca un piano pubblico per reindustrializzare il Paese con filiere strategiche: microelettronica, automazione, difesa, energia. Dove sono i distretti tecnologici? I poli dell’innovazione pubblica? Gli incentivi per il reshoring industriale? L’elettorato della destra è fatto anche di imprenditori, tecnici, artigiani e operai. Gente concreta. Che oggi non vede nulla, se non incentivi a pioggia alle multinazionali che poi delocalizzano. Il 62% dei lavoratori privati italiani guadagna meno di 25.000 euro lordi l’anno (CGIL). L’inflazione ha eroso potere d’acquisto, i contratti collettivi sono scaduti e i salari reali sono ancora inferiori del 7,5% rispetto al 2021 (OCSE). La tanto promessa flat tax non c’è. Il cuneo fiscale è stato ridotto solo temporaneamente, e comunque non abbastanza. Nessuna riforma del sistema IRPEF in senso più equo e familiare. Nessuna revisione dell’Iva sui beni primari. Una vera destra sociale avrebbe messo mano al fisco, tagliando davvero le tasse a famiglie e lavoratori. Avrebbe introdotto una fiscalità familiare alla francese. Avrebbe difeso il ceto medio dall’impoverimento. E invece… E con Bruxelles? Tutto taceL’Italia sta approvando senza battere ciglio le direttive europee più penalizzanti:

  • Auto elettrica obbligatoria dal 2035 (contro l’industria nazionale)
  • Direttiva casa green (contro la proprietà privata e il risparmio)
  • Green deal senza correzioni (contro l’agricoltura e le PMI)

Dov’è finita la difesa dell’interesse nazionale? Dov’è il coraggio di dire “no” a Bruxelles? Oggi, la destra al governo appare più attenta al consenso delle cancellerie europee che a quello dei cittadini italiani. Serve una destra che torni ad essere destra. Il mandato popolare era chiaro: più patria, più lavoro, più famiglia. Meno burocrazia, meno tasse, meno Europa. Invece ci troviamo con una maggioranza timida, più attenta alla forma che alla sostanza. Serve una destra nuova, ma coerente. Che non insegua i tecnocrati. Che protegga la sovranità nazionale. Che valorizzi la famiglia. Che sostenga i produttori e non solo i rentier. Che abbia il coraggio di rompere se serve. Gli italiani non hanno votato FdI per avere una fotocopia sbiadita del governo Draghi, ma per voltare pagina. Ora è il tempo della verità. O si cambia rotta, o si tradisce un’intera generazione di elettori.

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