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14 Sep
14Sep

Nella democrazia brasiliana e nel suo sistema giudiziario qualcosa non funziona ed il processo all’ex Presidente Bolsonaro con la condanna a 27 anni e tre mesi di carcere ne è la evidente dimostrazione. Non lo dico perché Bolsonaro può essere considerato più affine al centrodestra rispetto a Lula, ma perché le condizioni che hanno portato alla condanna dell’ex Presidente hanno più a che fare con la politica che con il diritto. Per prima cosa, Bolsonaro è stato condannato dalla Corte Suprema del Brasile a maggioranza e non all’unanimità. Per il giudice Fux, uno dei componenti della corte, infatti, Bolsonaro è assolutamente innocente. Allora, è difficile ritenere che sia colpevole oltre ogni ragionevole dubbio, come si richiede in un sistema garantista. È evidente che nella corte si è formata una maggioranza, con meccanismi che si verificano nelle scelte politiche. Inoltre, Bolsonaro è stato condannato con un unico grado di giudizio, allo stato senza la possibilità di appello. Sopra la Corte Suprema, in Brasile, non c’è niente. Questo è incompatibile con le garanzie di un moderno stato di diritto. Da ultimo, uno dei giudici della corte, Alexandre de Moraes si è distinto per aver fatto in passato militanza politica. Ancora, vi è un dato oggettivo: negli ultimi 15 anni tutti i presidenti in Brasile hanno avuto problemi con la giustizia, essendo stati incarcerati, processati o destituiti. Anche l’attuale Presidente Lula è stato condannato ad incarcerato, peraltro ingiustamente. Non è un problema solo di destra o di sinistra, ma di sistema. Il Brasile è uno degli stati più importanti del mondo con oltre 200 milioni di abitanti e questa situazione è preoccupante. Buona domenica e buona settimana.

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