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05 Oct
05Oct

Secondo la CGIL 2 milioni di persone hanno partecipato alle manifestazioni legate allo sciopero organizzato per la questione palestinese. Secondo il Viminale si trattava di 400.000 persone. Ci sono stati innumerevoli disagi per trasporti, scuole e sanità. Al di là della guerra dei numeri, in piazza per la pace c’era davvero tanta gente. Questo è un fatto positivo perché negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un pericoloso cambio di prospettiva e di priorità. Prima la guerra e l’uso della forza facevano inorridire, oggi, c’è una pericolosa e strisciante accettazione che porta a ritenere che la guerra sia inevitabile e che il riarmo sia un’opzione necessaria. Non capisco però: A) che cosa c’entri lo strumento dello sciopero generale in Italia con la pace in Palestina; B)cosa ci sia da protestare e strumentalizzare, come purtroppo è accaduto, rispetto alla politica del nostro governo che sta cercando in ogni modo di contribuire alla pace. Lo scopo, in concreto, non è stato, purtroppo, realizzare una mobilitazione per la pace, ma un’azione politica volta a mettere in difficoltà il governo. Uno strumento che la Cgil ha utilizzato per cercare di recuperare terreno ed autorevolezza rispetto al recente flop realizzato con il referendum di giugno. Un errore, perché appare una doppia strumentalizzazione: nei confronti delle popolazioni che stanno soffrendo in Palestina e dei lavoratori che dovrebbero essere rappresentati per le loro concrete esigenze. Il sindacato avrebbe dovuto promuovere una mobilitazione alla domenica, coinvolgendo tutti: gente comune, partiti ed associazioni. Buona domenica e buona settimana.

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