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06 Nov
PASSIONE

E chiedevo chi mai fosse Bin Laden ad un conoscente pachistano, perfettamente a suo agio in un elegante Caraceni, l’uomo è un capace mercante, abituale a Milano come Parigi e Londra con incursioni a Berlino. Capendo bene il significato della lingua egli mi risponde dicendo che indubbiamente è un martire. Ha combattuto “da soldato con quello che aveva: la passione”. Una risposta non banale e perfettamente contestuale con l’asimmetria della guerra del nostro nuovo millennio, e poiché ne parliamo, all’ora consueta del tramonto, mi chiede se beviamo insieme un daiquiri. In onore al vecchio Ernest Hemingway, volentieri. Sorride, il volto cristallizza in antica veste di compassione, tra i lineamenti trasfigurano gli avi che traversarono valichi, deserti, boscaglie, sino all’oceano. Glielo dico. Accenna un assenso. Sono la mia guida nella vita risponde. Seguo l’indicazione di mio padre e di mio nonno, mi trattengo dalla politica. Conduco il commercio della mia famiglia. Da oltre duecento anni procurano pietre preziose. Lui tratta lo zaffiro e il rubino. Pietre primordiali. Sorte prima di noi. Forse anche prima di Dio. L’uomo che mi parla ha camminato tanto lungo i contrafforti afgani dell’Hindu Kush, quanto per il Hoge Raad di Anversa, il quartiere sefardita dei tagliatori di diamanti. Sono davvero spinoziano, lo ammetto. Un musulmano, pago le tasse al mio governo e pratico la carità rituale, pure seguo come pensiero un ebreo a suo tempo messo al bando dagli ebrei e dai cristiani. Che vita, la sua. Caro Spinoza, talvolta pensandolo mi commuove. Vede, va così da secoli. Chiamiamo Dio costantemente nel mezzo delle nostre faccende. Buone e cattive. In questi giorni, orribili come quelli di tanti ieri dimenticati, mi conforta “La storia di Giobbe”. Emblematica. “Quando ponevo le fondamenta della terra dov’eri? Dimmelo se sei tanto intelligente”, così risponde Dio a Giobbe. Vede, sento ancora la voce di mio nonno che mi raccontava questa storia. Può sembrare una poesia, forse lo è anche, non importa. Anche lo fosse c’è una verità lì dentro. Enorme. Dio non ragiona con il nostro metro. Dio non ragiona per noi. Ma a noi piace dargli un’appartenenza. Secondo le nostre passioni. Crediamo di poterlo utilizzare. Si fa politica con la religione, no? com’era il paradigma, sì, instrumentum regni. Ecco lì la chiave per entrare nella passione. Lui, non voglio ripetere il suo nome, per rispetto a come è morto, ha fatto leva su questo sentimento. Ha imbastito il suo esercito muovendo la passione. L’odio e il disprezzo sono sentimenti. Noi uomini ne siamo ingrovigliati. È stato capace di indirizzare la passione fin dentro la morte. L’arma si identifica con il soggetto. Asimmetria abissale, gli dico. Già. E dovremo farci i conti per i prossimi decenni. Non più eserciti ma singoli piccoli insignificanti uomini che si dimostrano letali, atomizzanti. Io commercio pietre preziose, ne ricavo un compenso che mi consente di vivere nell’agiatezza. Io e la mia famiglia tutta, beninteso. Anche lui era ricco, lui era davvero ricco. Ma nutriva la passione della politica. Ha condotto la sua passione al suo destino. Per voi era un terrorista, per noi, lo dico in senso lato, un martire. E non mi dica che ha ucciso innocenti. Lo sono anche i soldati che si fronteggiano schierati in campo. Solo che i soldati sono considerati macchine. Come si vede Dio è davvero lontano. Non ragiona. Quindi? Non lo so. Posso dire che può darsi che non possa più venire qui, attento ai miei commerci, e bere un daiquiri insieme. Fumiamo una sigaretta. Si ammazzeranno a più non posso. Mi creda, gli piace. Hanno bisogno del sangue. Tutti. Credono così di fare sacro il suolo. La terra. Ma Dio non ragiona. No. Dio non ragiona sui nostri schemi ripetitivi… Ed i nostri studenti che alzano la bandiera palestinese, perché lo fanno? Perché non sono più cristiani. Negli anni Venti i cristiani palestinesi erano il dieci per cento della popolazione. Ora sono una cifra che non arriva al due per cento. I cristiani mediano tra Dio e lo Stato. I musulmani e gli ebrei non ancora. Certo, i giusti li trovi ovunque, ma ovunque non contano mai, se non per se stessi, davanti ai loro cari, davanti al Signore. C’è un impasto di sangue e di terra che solo Dio potrebbe pacificare, ma Dio non ragiona. E i nostri giovani, qui a Milano come a Islamabad, ho visto i filmati, si sono schierati con quello che credono sia il debole. E lo è. Nella simmetria delle forze in campo lo è. Ma si batte, asimmetricamente. È il Davide che tira la pietra a Golia. Istintivamente stai col debole, anche se crudele. Il forte è imperdonabile. Poi sappiamo bene che la giustizia non è mai né pura né semplice, ma voi occidentali l’avete dimenticato. Voi occidentali l’avete dimenticato. Siete arrivati all’apice della vostra civiltà. E avete perduto il popolo. Il popolo si nutre di passione. Una storia antica. Dio non ragiona con i nostri schemi. Se ne sta fuori.

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