Sfruttare un disastro umanitario per fomentare caos sociale. Sfruttare una tragedia per sobillare le folle le une contro le altre. Sfruttare l’ennesimo spargimento di sangue per polarizzare il già scadente dibattito pubblico e trasformare una questione complessa in una tifoseria da bar. Il vero scopo dei disordini degli ultimi giorni – scioperi, proteste con frange violente – è evidente a chiunque abbia occhi per vedere e una mente per ragionare. Il Divide Et Impera, tecnica vecchia come il mondo, resta sempre utile e attuale, soprattutto quando agisce tramite eventi che colpiscono l’emotività delle masse. Come si suol dire, di buone intenzioni è lastricata la strada verso l’Inferno.Considerando proposte e circostanze, le conseguenze di uno sciopero sono paradossali: si arreca disagio non a chi avrebbe la possibilità di intervenire su quanto accade in determinate parti del mondo, ma a migliaia, se non milioni, di cittadini che non hanno alcuna colpa e responsabilità. Che non possono intervenire o cambiare nulla, anche se forse vorrebbero poterlo fare. La già scarsa sensatezza risulta ancora più chiara quando poi si pensa a quelle violenze e a quelle ingiustizie che accadono, sono accadute e stanno accadendo (come il massacro dei cristiani in Nigeria o le lotte fra drusi e beduini in Siria) e che non ricevono l’attenzione mediatica che meritano. Evidentemente, ci sono cose di cui è più conveniente parlare e altre che invece bisogna nascondere, per quanto possibile. Ciò che invece non si dovrebbe mai dimenticare, neanche davanti agli orrori della guerra, soprattutto davanti agli orrori della guerra, è che “Il sonno della ragione genera mostri”. A prescindere dagli schieramenti.E a prescindere dagli schieramenti, ci sono varie cose che non tornano nella vicenda che sta animando tutti gli animi, l’eterno conflitto Israelo-palestinese. Non torna il motivo per cui i membri dell’equipaggio delle navi della Global Sumud Flotilla abbiano rifiutato di consegnare gli aiuti destinati ai Gazawi tramite canali umanitari messi a loro disposizione, tra cui quello offerto dal cardinale e patriarca cattolico Pierbattista Pizzaballa. Non torna l’atteggiamento – assomigliante a un misto fra il timore e la riverenza – di molte nazioni del mondo soprattutto occidentale nei confronti di Israele. Non torna il motivo per cui certi esponenti dell’apparato global progressista possa e voglia giustificare le azioni di un’organizzazione imbevuta di integralismo islamico – e non serve scrivere come consideri le donne e i gruppi LGBT l’integralismo islamico – come Hamas. Non torna il silenzio e l’apparente disinteresse dei paesi islamici – di cui Israele e la striscia di Gaza sono circondati – nei confronti delle sofferenze del popolo palestinese, fino a prova contraria arabo come i loro. L’unica cosa sempre più chiara e lapalissiana è la decadenza di quest’Occidente sempre più svendibile e svenduto.