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18 Dec
SCEGLIERE IL COMUNITARISMO CONTRO LA SOCIETA’ DEI DIRITTI SENZA DOVERI

In un’epoca dominata dall’iper-individualismo, dalla competizione globale e da un mercatismo apolide che fluidifica ogni legame in nome dell’efficienza e del profitto, l’individuo contemporaneo si ritrova economicamente connesso ma esistenzialmente isolato. Il sociologo Zygmunt Bauman ha descritto la nostra condizione come una “società liquida,” dove nulla è dato per stabile, i progetti sono precari e le identità sono negoziabili. È in questo scenario di insicurezza strutturale che emerge, con forza intellettuale e necessità pratica, emerge l’esigenza comunitaria.Questa non è una nostalgica richiesta di ritorno al villaggio pre-moderno, ma la lucida consapevolezza che la libertà individuale, quando è slegata da ogni obbligo e responsabilità reciproca, si trasforma rapidamente in fragilità e anomia. Il credo del liberalismo estremo ha promesso l’emancipazione definitiva: l’individuo atomizzato, libero da vincoli sociali ereditati, può forgiare il proprio destino solo con la propria volontà. Il mercato globale, con la sua logica implacabile, ha elevato questa filosofia a dogma universale, erodendo le istituzioni intermedie: la famiglia allargata, le associazioni, la comunità locale che storicamente fungevano da cuscinetto tra l’individuo e lo Stato.Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’eccesso di scelta si è tradotto in ansia da prestazione la flessibilità è diventata precarietà e l’indipendenza è spesso sinonimo di solitudine. La critica comunitarista si focalizza proprio su questo punto: una società sana non può basarsi esclusivamente sui diritti individuali e sugli interessi auto-riferiti; essa necessita di un fondamento etico condiviso. La Scelta Comunitarista offre tre pilastri fondamentali per rifondare la saldezza dei legami, contrapponendosi alla volatilità del mercatismo:Solidarietà come architrave: la solidarietà non è beneficenza; è il riconoscimento che il mio benessere è inestricabilmente legato al benessere dell’altro. Essa si manifesta nella volontà di condividere oneri e benefici, soprattutto verso i più vulnerabili. In un contesto economico dove il capitale è “apolide” e sfugge alle responsabilità locali, la solidarietà deve essere riaffermata come principio organizzativo fondamentale della vita economica e sociale.Il ritorno del dovere: il dibattito pubblico è saturo di richieste di diritti, ma troppo spesso ignora il dovere. Il comunitarismo afferma che per ogni diritto goduto, esiste un corrispondente dovere verso la comunità che lo rende possibile. Riconoscere il dovere civico, il dovere di prendersi cura dell’ambiente comune e il dovere di partecipare attivamente alla vita della propria comunità è il modo per trasformare la passività del “consumatore” nella responsabilità del “cittadino.”Reciprocità e fiducia: il legame più cruciale che il mercatismo apolide ha distrutto è la reciprocità. Il mercato si basa sulla transazione di scambio monetario; la comunità si basa sullo scambio non monetario di cura, tempo e fiducia. La reciprocità è l’attesa che l’azione generosa di oggi riceverà un supporto domani, anche se non misurato e non immediatamente esigibile. È questo capitale sociale che genera la fiducia necessaria per una convivenza stabile e per affrontare le crisi collettive. Trasformare la scelta comunitarista da ideale filosofico a prassi politica non significa imporre un’unica visione etica, ma ristrutturare lo spazio pubblico per favorire i legami forti.Ciò implica innanzitutto un recupero del principio di sussidiarietà reale: potenziare le istituzioni locali, le realtà del Terzo Settore e le comunità intermedie (dalle cooperative alle associazioni di quartiere). Sono queste le sedi naturali dove la solidarietà può essere praticata e dove il dovere verso il prossimo può essere appreso attraverso l’esperienza diretta.È necessaria una critica profonda alla logica del mercato che da priorità al valore azionario sulla sostenibilità comunitaria. È un appello a riconsiderare l’etica dell’impresa e del lavoro, privilegiando le forme di economia che creano valore sul territorio e che si sentono responsabili verso la comunità in cui operano.La Scelta Comunitarista non è una rinuncia alla modernità, ma un tentativo di darle un’anima. È la via per superare la solitudine dell’atomo liquido e per ricostruire, mattone su mattone, quella saldezza dei legami che rende la libertà non solo possibile, ma significativa. Affrontare la complessità del futuro richiede coraggio, ma soprattutto l’impegno al dovere e alla reciprocità, le uniche forze in grado di arginare la deriva apolide e senza volto del mercatismo contemporaneo.

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