Dopo vari annunci sono uscite le linee guida per i nuovi programmi scolastici, secondo la riforma proposta dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.Normalmente le riforme dei programmi scolastici sono pura propaganda ideologica, cioè delle ipotetiche linee guida in cui si dicono cose originali come “educare gli studenti, comprendere i meccanismi, sviluppare competenze”… e solitamente vengono comunicate dal Dirigente Scolastico ai Docenti che provvedono a cestinarle in tempo zero.Nel migliore dei casi invece vengono stampate da qualche zelante membro della segreteria scolastica e affisse in bacheca in Sala Professori. Lì rimangono grossomodo fino a giugno per poi terminare così il loro percorso.Non è questo però il caso, qui effettivamente bisogna riconoscere che esiste un contenuto, cosa non scontata, anzi.Ma al di là di questo, quello che si vede e che mancava da tanto tempo (probabilmente da Giovanni Gentile) è una impostazione di fondo coerente e non più un accumulo di vaghe indicazioni ideologiche per una “scuola inclusiva”.Uno dei tratti secondo me più interessanti è che, con queste nuove linee, si punta allo sviluppo della capacità di ragionamento e di pensiero critico dello studente partendo dalla formazione di un importante retroterra culturale europeo e cristiano.Lo studio della Letteratura, oggi piuttosto discrezionale e spesso dominato da autori del secondo novecento il cui valore appare talvolta sovrastimato, riparte dalle origini, dal paradigma Latino, Greco e Cristiano.Tornano i Miti Greci, torna l’Epica e l’Orlando Furioso, torna la Bibbia, tornano i grandi cicli poetici attorno a cui si è formata la storia e l’identità di questo paese.Torna anche lo studio della Geografia, una materia ora praticamente cancellata e sacrificata nella improbabile Geostoria, ma che risulta ora più che mai fondamentale per chi vuole leggere e capire l’attualità.Il punto è chiaro: il terzomondismo, il wokismo, il marxismo culturale hanno negli anni scardinato la scuola, partendo dal presupposto che tutto ciò che è Occidentale, Cristiano ed Europeo sia portatore di qualche colpa atavica e che per ciò andava sminuito e possibilmente distrutto.Si sono imposti perciò lo studio di modelli nuovi e non eurocentrici: io personalmente ricordo che alle Medie Inferiori avevo subito lezioni lunghissime su Gandhi, Martin Luther King e Nelson Mandela (cosa che mi ha reso un acceso simpatizzante della causa Boera) il cui sunto era riassumibile in “Europei cattivi, gli altri buoni”.Questo indirizzo di insegnamento, oltre a essere di una pesantezza assurda, ha fatto crescere generazioni di analfabeti storici, che girano per le città europee del tutto incapaci di leggere le vicende, l’architettura e i modelli che impregnano il nuovo continente: nessuna conoscenza del cristianesimo, incapacità di cogliere i riferimenti anche solo artistici alla mitologia classica… gente del tutto aliena al mondo che i nostri stessi padri hanno forgiato e che oggi ci vogliono far dimenticare, presi da una cupio dissolvi progressista.Altra cosa molto interessante: il ritorno del Latino, sebbene opzionale, fin dalle scuole medie inferiori. La sinistra non l’ha presa benissimo, pronta ad accusare il governo di preferire il latino all’inglese, materia molto più utile.Vediamo di fare qualche puntualizzazione in materia:-il latino non è inutile, anzi è una lingua che aiuta a sviluppare competenze non solo linguistiche ma anche logiche. Quindi, chi sa il Latino ragiona meglio e ha strutture mentali per leggere la realtà e sviluppare un pensiero migliori.-lo studio di ogni lingua, quindi anche il Latino o le lingue regionali, aiuta a sviluppare le dinamiche del bilinguismo. Ne consegue che chi ha studiato una seconda lingua poi è più facilitato nell’apprenderne eventuali terze. Paradossalmente, quindi, lo studio del latino aiuta a livello mentale a studiare e apprendere anche le lingue vive, come l’Inglese.-il latino permette in modo unico di poter leggere la realtà europea, che è nata e si è sviluppata soprattutto sul Latino come lingua comune, usata e conosciuta anche in realtà non propriamente romane come la Germania o la Polonia.A livello didattico, quindi l’accusa del PD al Latino non sta in piedi. Fa abbastanza senso, se si pensa che il comunista Gramsci, da loro citato spesso a sproposito, fu un grande sostenitore dello studio del latino e delle materie letterarie.In sintesi, potremmo dire che lo scopo di questa riforma è formare cittadini consci della propria eredità culturale, inseriti nella civiltà da cui discendono e che li ha formati, con una forte predisposizione al pensiero critico e logico. Facile capire perché a sinistra una riforma simile non possa essere apprezzata.