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28 Dec
VENEZIANI VS GIULI: LA POLEMICA SCOPRE IL VASO DI PANDORA. SENZA QUADRI FORMATI, LA DESTRA NON HA FUTURO

La polemica natalizia tra Marcello Veneziani e il Ministro Alessandro Giuli non è che l’ennesimo episodio di una commedia degli equivoci che va in scena da tre anni. Da una parte, l’intellettuale che brandisce la scimitarra della coerenza; dall’altra, il politico che si rifugia in un fortino di parole astruse per coprire un vuoto d’azione. Ma se vogliamo analizzare la questione con lo sguardo del nostro Laboratorio, dobbiamo uscire dalla tifoseria e guardare ai fatti nudi. Veneziani ha ragione nel denunciare l’immobilismo, ma la sua analisi manca di realismo sistemico. Un partito che compie una traiettoria dal 3,9% al 26% in circa quattro anni subisce un’inevitabile mutazione genetica: diventa una macchina elettorale senza una corrispondente accademia di governo. La verità è che non ci sono i quadri.Passare dagli slogan di piazza alla gestione della burocrazia ministeriale in una democrazia parlamentare non è un pranzo di gala. Il governo oggi agisce più come una diga che come un motore: serve a bloccare l’avanzata dell’agenda progressista quando possibile o almeno limitarla, non ha ancora la forza (o gli uomini) per imporne una propria. La “fuffa” lamentata da Veneziani è spesso il risultato di un sistema che rigetta il trapianto di un organo nuovo (burocrazia di anni gestita da democristiani e sinistra). Dall’altra parte, la risposta di Giuli è stata la prova provata del limite denunciato da Veneziani. Un Ministro della Cultura che risponde con emotività scomposta, toni sconclusionati e attacchi ad personam, uno stile che definiremmo “alla Salvini”, abdica al suo ruolo istituzionale. Noi de Il Talebano lo sosteniamo da tempo: il problema non è solo politico, è di preparazione culturale.Se l’egemonia culturale della sinistra è durata decenni, è perché era radicata in una classe dirigente formata tecnicamente. Rispondere a Veneziani parlando di “bile nera” non è fare cultura, è fare polemica da sottoscala. Giuli ha confermato, paradossalmente, proprio ciò che Veneziani rimprovera: una mancanza di spessore che non sia puramente estetico o terminologico. L’intervento di Francesco Mancinelli, esponente su rilievo della Destra politica, su 2dipicche aggiunge un tassello fondamentale. Le mancanze, a nostro modesto parere, che Francesco sottolinea sono reali e condivise da gran parte del nostro laboratorio culturale. Tuttavia, sorge un dilemma amletico: se chi ha le idee e la visione abbandona la nave perché la giudica inadeguata, la nave continuerà a navigare verso il nulla o, peggio, verso i porti dell’avversario.Mancinelli ha ragione a gridare che “il Re è nudo”, ma il lamento, se non si traduce in un presidio degli spazi, rischia di essere un esercizio di stile fine a se stesso. Comprendiamo profondamente la sua amarezza, che è la nostra, ma restare al porto mentre la nave imbarca acqua non è la soluzione per chi vuole davvero cambiare rotta. Giorgia Meloni è l’unico ufficiale di coperta che sembra sapere dove andare, ma intorno a lei spesso il deserto dei quadri è desolante. La destra di palazzo è nuda, sì, ma la colpa è divisa a metà: tra chi non sa governare o non ha ancora imparato e chi, sapendolo fare (ipoteticamente), preferisce guardare il naufragio dalla riva.Non ci schieriamo con la “bile nera” né con il “nemichettismo”. Ci schieriamo con chi capisce che la battaglia culturale non si vince nei talk show, ma costruendo, pezzo dopo pezzo, quella classe dirigente che oggi, tristemente, manca all’appello. Crediamo che servano due piani: quello di governo e quello parallelo in cui crescere persone che siano preparate sia a livello culturale che governativo.

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